Design e Artigianato, Arti Applicate e Decorative

Editoriale

anno XXXVI n. 2-3/2025 (138-139) Apr/Set 2025

David Panbianco è sempre ricco di spunti per il nostro editoriale. Sono tre gli argomenti, tra i tanti segnalati, che riguardano da vicino i nostri settori: le dimensioni aziendali per riuscire a competere nei mercati; il made in Italy tra dazi Usa e
minaccia cinese; i nuovi mecenati dal mondo del lusso. La giusta taglia per competere. Nel settore casa la stagione dell’eccesso di domanda aveva temporaneamente messo in secondo piano un nodo strutturale del comparto, cioè la dimensione aziendale. Con il boom post pandemia anche le imprese medio-piccole sono riuscite a generare utili. Superata questa fase di euforia, con il rallentamento dell’economia globale e con l’instabilità geopolitica sotto gli occhi di tutti torna in primo piano il tema della misura giusta per competere. Sono infatti ancora pochi i gruppi italiani che vantano una massa critica sufficiente per affrontare i mercati globali. I grandi del settore, negli ultimi anni, hanno rallentato la corsa alle acquisizioni proprio perché tante aziende appetibili di fronte a un eccesso di domanda hanno deciso di continuare a autogestirsi. Ora è però tornato il momento di parlare di aggregazioni di aziende. Il tema della dimensione, in realtà, non riguarda soltanto il settore casa ma l’intero universo del Made in Italy con creativi, progettisti e artigiani in prima linea. Se l’Italia vuole restare protagonista, è necessario favorire percorsi di crescita strutturata. Si tratta di affermarsi con più forza là dove si gioca il futuro del progetto e del prodotto italiano. E per farlo serve maggiore massa critica, attivando azioni finanziarie, concentrazioni, aggregazioni consortili eccetera.
Dazi Usa e minaccia cinese. Lo scorso anno si è chiuso con una contrazione del
3% nel fatturato del solo settore legno-arredo, confermando la fase di assestamento post covid che ha colpito diversi comparti del Made in Italy. Il calo era atteso. In questo panorama
spicca però un dato positivo: le esportazioni verso gli Stati Uniti sono aumentate del 2%, segnale rilevante considerando che essi rappresentano
il secondo mercato di riferimento per
il settore. Ecco perché lo spettro dei dazi rischia di nuocere fortemente alla filiera italiana, sia direttamente sia indirettamente. È vero che il tema è tutto in divenire ed è quindi possibile che a livello comunitario si possa trovare un accordo con Washington per disinnescare le ripercussioni di misure del genere, come già hanno fatto altri paesi. Tuttavia, la FederlegnoArredo sottolinea un’altra insidia: con l’alzata degli scudi da parte degli Stati Uniti sostanzialmente contro la Cina, c’è il rischio che Pechino possa intensificare l’esportazione dei suoi prodotti di design verso l’Europa, imitazioni di brand noti, venduti a prezzi inferiori e non conformi agli standard ambientali e sociali, un fenomeno già vissuto nel settore della moda. È necessario che l’Unione Europea si trovi preparata
ad adottare una strategia. È sufficiente utilizzare strumenti già esistenti. Quello che serve è una condotta comune che vada oltre le solite divisioni in ambito comunitario. Solo in questo modo si potrà garantire un futuro prospero al settore casa italiano ed europeo.
Del mecenatismo nell’arte contemporanea, parleremo nel prossimo numero.
Cordialmente
Giovanni Mirulla

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